Omaggio a Montale

VEGLIA NOTTURNA

Riposa il corpo racchiuso nel blu
profondo della mente.
Memoria – come Penelope regina –
dal groviglio di pensieri e ricordi compone
l’ordito e la trama.
Altrove si perde l’eco di un pendolo…
Dal sipario della notte, la bocca cucita,
la maschera del silenzio veglia.

QUALE SOGNO?

I pulcinella attendono ai ruoli di Oneiros.
Una finestra si apre su stelle come fiocchi
di neve.
Materna la notte traccia sulla sabbia
scenografie del possibile.
Un palloncino rosso marte si alza lieve
nel respiro del sonno.

VELOCI GLI ANNI

A pendolo sul lo del tempo l’occhio
di sfinge avverte che veloci gli anni sono
in fuga senza ritorno.
“Non è più tempo” ripete la stele,
lo sguardo velato sull’orizzonte grigio.
Non è più il tempo del gioco con
il cavallino di legno, quando un pupazzetto
danzava scherzoso, graffito da mani
infantili sul muro sberciato, come l’età
sulla pelle.

INVERNO

Nell’assoluto nero verticale, scomposte
le chiome dell’inverno…
Pierrot osserva rassegnato.
L’algido tronco nudo è già qui.

La maschera grottesca smaschera

l’ impietosa vecchiaia.

VANITAS

Nudi manichini spiano nella vetrina
la bella elegante.
È il suo momento…
Quanto può durare?
Scruta livida l’età dal suo angolo buio.
Invidia e vanità stanno spesso sulla stessa scena.

LA BOCCA DELLA VERITA’

‘“Il vero e il falso sono il dritto e il verso
della stessa medaglia”.
E allora? Perplesso è il clown e anche Pierrot

ha un interrogativo lacrimoso sulla

guancia. Il mistero affonda nel buio
e non dà risposta. Forse quella lampada
là, in alto, farà luce secondo la sapienza orientale.

CIO’ CHE NON E’ PIU’

Già il sonno si scioglie nel niente.
Come ombre sospese sotto la luna
le maschere sfatte dell’illusione recitano
vuote parole.
Di reale è rimasto un cuore nero e una
memoria che vuol dimenticare.

COME LE FOGLIE

“Si sta, come d’autunno, sugli alberi le foglie”

Quante… tante sono ormai alle spalle
di Pierrot in attesa.
Pendono ancora poche sull’albero secco

e settembre già guarda l’ultima luna d’agosto.
L’angoscia ha un cuore con il volto di pietra.
Sia lieve il vento che le porterà via.

DOV’E’ LA RISPOSTA?

Il filo del pensiero è ingarbugliato,

sembra trovare un inquadramento
ma subito si arrotola di nuovo.
La civetta, sapienza di Minerva, è muta.

La freccia indica fuori dalla scena…
ma dopotutto non c’è fretta
medita stanco il burattino.
Il nulla e il tutto sono le statue ai lati dell’eterno.

SOGNO CONFUSO

Il linguaggio del sogno, sia il nulla o non lo sia,
ha il suo significato.
È quello che l’occhio indagatore della maschera
cerca di decifrare. Le figure appaiono
e scompaiono sul fondale nero.
Si manifestano più evidenti una statua nuda,
quasi acefala, con un enigmatico sorriso,
e una …Edith Piaf con il maglione
esistenzialista e l’espressione ironica.
Oh, i sogni!

UMILTA’

“Mai fu gaio né savio né celeste il mio sapere”,
così il poeta.
Il sapere con la maschera bifronte, del colore della
penitenza, è di necessità umile.
Forse la quieta contemplazione può dare conforto.
“Canterò la tua gloria… balbettando come i bambini
e i lattanti…
se guardo il cielo, la luna e le stelle che vi hai posto,
chi mai è l’uomo l’hai fatto di poco inferiore a un dio”.
Così la vertiginosa risposta del salmo, che fa girare
la testa.

SOLITUDINE CURIOSA

Dietro le quinte la diabolica solitudine
induce Pierrot a spiare, nel teatrino
di fronte, l’allegra compagnia dei
burattini.
Amicizia –dea abscondita– affettuosa
burattinaia li intrattiene nei suoi fili.
Pierrot è l’escluso, non ha voluto o potuto
farsi irretire, abbozzolato com’è
nella rigidità della sua maschera
malinconicamente viola.

PER SEMPRE

Come re e regina
Come regina e re
Come sole e luna
Come luna e sole
La dea vegli per sempre che le palpebre
non oscurino lo sguardo e venga l’eclisse.

IN PRINCIPIO

Se per assurdo un angelo mascherato
da pietoso Pierrot avesse incantato
con la melodia del flauto l’arroganza
del serpente…
Forse Eva non avrebbe partorito
la disperazione e il volto antico della
Bellezza si sarebbe aperto in un eterno
salvifico sorriso.
Ma è assurdo pensare l’impensabile.

DORMIVEGLIA

Galleggiare, sprofondare, librarsi con
leggerezza come gioco festoso
di coriandoli e palloncini sul filo del vento.
Già la maschera nuda del sogno trascina
la coscienza nell’incoscienza del sonno.
In lontananza trema il tic tac
di un orologio.

CHI E’ IL BURATTINAIO?

Sotto la grande tenda del grande circo la maschera
“segnaposti” si domanda quanti siano i burattinai.
Sembra che uno grande, impigliato nei suoi stessi fili,
guidi altri più piccoli. Sembra che quel personaggio là
a destra sia il solito buffone che non vuole stare al gioco
di tutti. Sembra sia quello che ha acceso la lampada
il vero puparo, ma che si trovi “fuori quadro”.
Sembra che qualcuno lo chiami “caso” e che sia l’unico
che si può muovere liberamente.
Sembra che… ma no! ma sì!

SPERANZA

Passato e presente si sono divisi.
L’ordito non si lega più con la trama.
La notte cerca ancora di scrivere sulla
sabbia altre coniugazioni possibili,
ma ha la mano stanca.
Improvviso dal nero profondo appare
il futuro, pacificato dal bacio della riconciliazione.
La consecutio temporum ha le sue regole.

 

AVVERTIMENTO

Nel teatrino mal ridotto con inutili
festoni, a festa finita, mascherine
e pupazzi continuano la loro stolta
recita litigiosa.
In controluce il profilo di un volto
alieno –forse quello di un angelo– invita
alla pace, avvertendo che è prossima
un’ombra minacciosa.
“Ma essi hanno orecchi e non odono,
hanno occhi ma non vedono.”

 

TEMPO

“Cerca di vivere nel fuordeltempo
quello che nessuno può misurare”
L’attimo bello, che ha casa nell’infinito
vegliato dall’occhio dell’eternità,
è il tempo reale. Non quello sabbioso
di clessidra o quello mortifero della
maschera che rintocca un tempo
che non c’è più e non è ancora.

DOMANDA E RISPOSTA

Pulcinella, indifferente, in mezzo.
Da un lato la maschera dall’occhio
interrogativo come un bottone puntuto,
dall’altro il volto dal contorno deformato
è l’ambigua risposta.
Molto spesso domanda e risposta
non si intendono, parlano lingue diverse.
Ma non importa, il colloquio tra sordi
può continuare.

OBLIO

La dea dall’etrusco sorriso promette
l’oblio del sonno.
Si avvicina un pensiero inquieto, è inutile
volerlo cancellare.
Non serve ritmare il respiro, l’inopportuno
ritorna con il battito del cuore.
Questa notte sarà bianca!
O sonno o veglia.
Tertium non datur.

CARNEVALE TRISTE

Andare là dove folleggia ancora il carnevale?
Meglio volgere le spalle, la malinconica
lampadina non può illuminare l’inerzia
e il buio del cuore, la cui natura è di restare
in disparte.

IL MONDO DELLE IDEE

…come relitti sulla spiaggia di un pianeta
ormai silenzioso.
Il nobile pensiero, barone dimezzato,
è diventato una maschera debole,
che cerca, fuori di scena, al di là
del silenzio, un passaggio per un qualche
nuovo altrove.

INFANZIA

La tentazione dell’infanzia ha la
maschera azzurra, il suo sogno è il gioco
che, come bambolotto cantafavole, sorride
ai buffi festosi.
Lasciamola giocare, chè l’età innocente
passa troppo presto e quella della
tentazione serpentina è dietro l’albero.
Non è ancora giunta l’età –che non ha
niente a che fare con il tempo– quando
il fanciullo potrà mettere la mano
nel nido della serpe senza venirne punto.

MISTERO

La musa della poesia ispira la mano
dell’intuizione cercando di dare senso
al disegno che si dipana dietro la trama
del velo e dei frammenti.
“Quello in cui vero e maschera
coincidono, lui solo potrebbe darci
la parola che attendiamo da sempre.”

DOKTOR SCHNABEL

Malattia e sanità aspettano che il dottor Becco
manifesti il suo magico sapere.
Ma la bacchetta gli serve per tenere a distanza
e la maschera per non contaminarsi.
Rimane la pasticca “placebo universalis”.

DI LEGNO

Il bugiardo burattino
non ascolta né Grillo né Turchina
resterà testa di legno
per sempre manichino.
“La bugia non paga” ma purtroppo
la morale della favola è cosa troppo
vecchia e ovvia per interessare ancora.

GALOPPO

Che sia un giorno come gli altri quando,
bisbigliata dalle Parche, giungerà l’ora.
Poter andare al galoppo, con il coraggio
di un cavaliere, fuori di pista, incontro
all’ombra senza restare a mezz’aria
attaccati al filo –usque ad mortem–
di un tempo fermo.

FREUDIANA

Pulcinella e il suo doppio assistono stupiti,
dietro l’ondeggiare di un’insospettabile
quinta, ai travestimenti dell’inconscio.
Calato il sipario “chissà se un giorno
butteremo le maschere che portiamo senza saperlo”.

FUNAMBOLO

Come Atena dalla testa di Zeus, poter
formare ex novo un “Se” giocoso e felice
che, con perizia, cammini sul filo sospeso
senza precipitare nel buio.
La statua dell’indifferenza guarda, come
sempre, lontano.

PERCORSO

Del labirinto Pierrot ha perso il filo.
Cambiando direzione nell’ambiguo
percorso, dove alfa e omega coincidono,
potrebbe trovare il tesoro e l’uscita.
Che non sia troppo tardi, sfinito come larva, già sente i passi della vorace
Aracne.
Terribilis est locus iste.

EXIT

L’albero è secco, il suo tronco è ombra.
Buddha parla di un nuovo diverso ancora.
Basta… meglio andare senza voltarsi,
lasciando il rimpianto riposare quieto
nel sole pallido, sempre più fioco.

3001

Seguire una rotta tra le stelle, nuova
odissea, ecco il sogno impigliato
nell’impossibile del millenario Ulisse.
“Al” partirà da solo alla ricerca
di un’altra Terra, isola nello spazio come
Itaca nel mare.
C’è Nessuno?
Dall’infinito non giunge risposta.